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Aborto spontaneo: cause, prevenzione e sostegno psicologico

 

L’inizio della gravidanza rappresenta un’incredibile fonte di gioia per molte coppie. L’emozione provata quando l’ennesimo test di gravidanza dà finalmente esito positivo, o quando con le prime ecografie si ascolta il lieve segnale del nuovo cuoricino che ha iniziato a battere è davvero difficile da descrivere.

Sebbene oggi i medici e le istituzioni si preoccupino di fornire tutte le istruzioni e le raccomandazioni del caso alle coppie di futuri genitori, in molti casi la gravidanza viene affrontata senza la giusta consapevolezza per quanto riguarda il pericolo di aborto spontaneo. Con questo termine si indicano quelle interruzioni di gravidanza non volontarie, che in genere si verificano entro la 20a settimana di gestazione, a volte senza un’apparente motivazione. Non di rado, questo evento traumatico coglie di sorpresa la coppia, interrompendo di colpo il sogno di abbracciare il proprio piccolo e causando grande sofferenza.

Va detto che questi tristi episodi sono in realtà molto comuni: stime recenti indicano che un numero variabile dal 10% al 25% di tutte le gravidanze termina con un aborto spontaneo. Alla luce di questi allarmanti numeri, ogni coppia desiderosa di allargare la famiglia dovrebbe essere consapevole di questa eventualità, da una parte per mettere in atto tutti i comportamenti atti a prevenirla, dall’altra per essere pronti ad affrontare un simile lutto, che spesso pesa molto a livello psicologico, soprattutto nella donna.

Le principali cause

Analizzare le cause che possono determinare un aborto spontaneo è molto importante. La convinzione che esso sia legato a comportamenti sbagliati o poco attenti della gestante è ancora piuttosto diffusa e incide in modo significativo sul terribile senso di colpa che molte donne provano dopo un simile episodio.

Naturalmente, è innegabile che le attenzioni adottate sin dalle prime settimane di gravidanza siano molto importanti per garantire il benessere del feto. Grazie ad internet, oggi si possono reperire molte informazioni sui grandi cambiamenti che si verificano nel corpo della donna: siti ricchi di informazioni come Bravibimbi forniscono delle indicazioni utili sulla quinta settimana di gravidanza, il momento delicatissimo in cui solitamente viene accertato il concepimento. Tuttavia, molte delle cause alla base dell’interruzione di gravidanza spontanea sfuggono al controllo della gestante, rendendo vani tutti gli accorgimenti adottati.

Una delle motivazioni più frequenti è la presenza di difetti cromosomici dell’embrione: il processo di formazione dei gameti femminili (cellule uovo) e maschili (spermatozoi) è molto complesso e delicato e, di conseguenza, soggetto ad errori. Quando il patrimonio genetico portato da una delle due cellule sessuali risulta essere danneggiato, la probabilità che si verifichi un aborto spontaneo è molto elevata. Anche alcuni problemi fisici della madre possono favorire questo evento, tra gli altri, ricordiamo la sindrome dell’ovaio policistico e condizioni patologiche particolari a carico dell’utero e della cervice, come la presenza di aderenze, polipi e fibromi.

Improvvisi squilibri ormonali e gravi infezioni batteriche o virali si aggiungono alla lista delle possibili cause. Inoltre, va detto che esiste anche un certo numero di casi in cui le motivazioni dell’interruzione di gravidanza rimangono ignote.

Un discorso a parte riguarda i pericoli connessi con l’età della gestante. Studi recenti indicano in maniera incontrovertibile che età della gestante e rischio di aborto sono direttamente proporzionali: tra i 35 e i 45 anni la probabilità di interruzione di gravidanza oscilla tra il 20 e il 35% e dopo i 45 anni, supera il 50%.

Le coppie che intendono affrontare questo percorso in età avanzata dovrebbero essere sempre informate dei pericoli che riguardano anche l’aumento dell’incidenza di malattie genetiche e malformazioni nel nascituro.

Come prevenire l’aborto

Anche se molte della cause dell’aborto spontaneo non dipendono da fattori che possono essere controllati dai genitori, è possibile ridurre il rischio che se ne verifichi uno, adottando le giuste precauzioni. Quando si ha familiarità con eventi di aborto spontaneo o con particolari malattie ereditarie, la coppia dovrebbe sottoporsi ad una consulenza genetica, per valutare la situazione ed elaborare eventuali strategie.

Rimangono validi tutti i consigli che generalmente vengono dati alle donne incinta, o in cerca di una gravidanza: già nelle settimane che precedono il concepimento è opportuno adottare uno stile di vita sano, ricorrendo ad una dieta corretta, praticando attività fisica in modo leggero ma regolare e rinunciando completamente ad alcol e fumo.

In sostanza, sempre seguendo i consigli di un medico ginecologo, sarà necessario dedicarsi con attenzione al proprio benessere, evitando il più possibile stress e pericolosi eventi traumatici, come colpi o cadute. Una fonte di pericolo da non sottovalutare è rappresentata da farmaci, integratori e rimedi erboristici. Il consiglio è quello di consultare il proprio medico prima di assumere qualsiasi sostanza di questo tipo: è noto come alcuni particolari fitoestratti, come quelli di Ginseng e Guaranà, possano stimolare le contrazioni uterine, inducendo l’aborto.

Superare il trauma dell’interruzione di gravidanza

Quando nonostante tutte le cure e le attenzioni adottate si verifica un aborto, la coppia si trova ad affrontare un momento molto difficile.

Molto spesso è la donna a subire le conseguenze psicologiche più gravi. Le speranze, le energie ed il grande amore riposto nel piccolo esserino che cresceva all’interno della pancia vengono improvvisamente vanificate, provocando un grande senso di vuoto e smarrimento. A ciò si aggiunge, in molti casi, il sentirsi responsabili di quanto accaduto, anche quando in realtà le cose non stanno così. Questa condizione di sofferenza può sfociare in una vera sindrome depressiva, o portare a temere l’eventualità di una nuova gravidanza, spesso minando la vita di coppia e la sua stabilità. È quindi importante essere pienamente consapevoli della possibilità che la gravidanza non proceda oltre le prime settimane.

Quando le difficoltà a superare questo evento luttuoso diventano così forti da minare la qualità della vita della donna, è necessario ricorrere senza esitazione al supporto di una terapia psicologica, che potrà aiutarla ad elaborare e superare il trauma.

“Mi sento sola”: quello che le madri non dicono

Condivido questo articolo perchè penso che qualsiasi mamma ci si può, anche solo in parte, identificare…

Amore di mamma

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Io non so se le madri sono state create per crescere da sole i propri figli. Credo che nel mondo animale succeda così. Ma l’essere umano è, a differenza degli animali, dotato anche di intelligenza, oltre che di istinto.

E allora, una madre che non ha aiuto alcuno per crescere il proprio figlio (tranne quello di un compagno che lavora tutto il giorno ed ha anche lui il suo bel da fare…), che rimane spesso in casa, da sola, a badare completamente a lui, che mette da parte i suoi bisogni, anche quelli primari, come mangiare di corsa prima di mettersi a letto perché lui è stanco e dorme solo attaccato al suo seno o semplicemente per fare una doccia… ecco, allora l’intelligenza, che ha sede nel cervello, rischia di andare a farsi benedire. Perchè il cervello, come recita un detto popolare, “è come un chicco di riso” e se…

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Depressione post-parto. Come riconoscerla.

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Oggi affrontiamo un tema molto delicato: la depressione post-parto. Per far questo ci viene in aiuto il Dottor Antonio Maglione, ginecologo ed ostetrico di Napoli, che a tale proposito descrive il disturbo in maniera dettagliata, dando alcune indicazioni su come prevenirlo, come riconoscerne i sintomi e cosa fare per affrontarli.

“La gravidanza rappresenta per la donna un periodo di profondi cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici. In questo periodo è molto importante dare ascolto a ciò che si sente accettando sentimenti contrastanti di felicità, tristezza, paura e gioia.Questo sconvolgimento emotivo può scatenare nelle donne più vulnerabili un’esperienza depressiva di varia intensità.La depressione postnatale è una forma di depressione generale che colpisce circa il 10-20% delle donne ed esordisce generalmente dopo 3-4 settimane dal parto. I primi segnali sono rappresentati da stanchezza,fatica e mancanza di energie che spesso non vengono correttamente interpretati. La madre depressa inoltre tende a vivere in modo ritirato e non ammette il proprio disagio. La depressione post partum ha molteplici manifestazioni cliniche ed uno dei pericoli che maggiormente corre una donna che ha sofferto di questo disturbo è l’elevato rischio di episodi depressivi futuri.
Per diagnosticare correttamente una depressione post partum bisogna innanzitutto differenziarla da altre sofferenze psicologiche riscontrabili nel puerperio: –
•MATERNITY BLUES: disturbo dell’umore di lieve entità che non implica conseguenze piscologiche a lungo termine e ha una remissione spontanea entro due settimane. I sintomi, che si manifestano pochi giorni dopo la nascita del bambino, mostrano una certa instabilità emotiva con pianto facile, ansia, paura, preoccupazioni, irritabilità, tristezza, nervosismo, stanchezza, disturbi del sonno e dell’appetito.
•PSICOSI PUEUPERALE: disturbo dell’umore molto grave e, fortunatamente, poco frequente caratterizzato da depressione, perdita di contatto con la realtà, disturbi della memoria e del pensiero, episodi deliranti e allucinazioni. Questa patologia insorge molti rapidamente o comunque entro i primi due mesi e richiede ospedalizzazione .

•DISTURBO POST TRAUMATICO POSTNATALE: lo sviluppo di questo disturbo dipende dall’esperienza traumatica del parto. I sintomi insorgono a breve distanza dal parto e consistono in una persistente ritualizzazione dell’evento traumatico attraverso pensieri intrusivi, incubi e flashback. Sono inoltre presenti disturbi del sonno, di concentrazione, di memoria, ipervigilanza, irritabilità e rabbia.
La sintomatologia della depressione post partum compromette la salute dalla donna e la sua relazione con il bambino. I sintomi della depressione postnatale sono:
•Umore depresso, tristezza;
•Pianto incontrollato;
•Sensazione di perdita di valore;
•Ansia e attacchi di panico;
•Senso di colpa e autobiasimo;
•Stanchezza, affaticamento;
•Eloquio e movimenti rallentati;
•Perdita di interesse per altre attività tra cui quella sessuale;
•Disturbi dell’appetito;
•Ridotta capacità di concentrazione e di prendere decisioni, confusione mentale;
•Instabilità emotiva;
•Disturbi del sonno;
•Ritiro dal mondo;
•Comportamenti difensivi;
•Giudizio negativo di sé come cattiva madre;
•Negazione dei vissuti depressivi;
•Preoccupazioni ossessive;
•Senso di disperazione, inadeguatezza e pensieri costantemente pessimisti;
•Angoscia, pensieri di morte e idee suicidarie
Quali le conseguenze? La depressione postnatale compromette il benessere non solo della donna ma anche la salute del figlio e la relazione con il partner.
Questo disturbo ha ripercussioni importanti nella funzione materna e nello sviluppo di una adeguata relazione madre – bambino e si presenta, infatti, come un fattore di rischio per lo sviluppo infantile.
Molte ricerche evidenziano come la depressione postnatale abbia degli effetti a lungo termine sul bambino che comprendono disturbi nell’attaccamento, disturbi cognitivi e sociali e disturbi nello sviluppo. La depressione postnatale ha inoltre un elevato rischio di ricadute e di comorbilità con altre patologie. Questo disturbo compromette anche la relazione di coppia. I partner di donne con depressione postnatale hanno inoltre maggiori possibilità di sviluppare un disturbo dell’umore.
Cosa fare? Un approccio preventivo di educazione pre e postnatale è di fondamentale importanza e permette l’individuazione già nel pre-parto delle donne maggiormente vulnerabili. Per ridurre il rischio depressivo sarebbe, infatti, utile mettere in atto degli interventi prima della comparsa del disturbo. Questo tipo di prevenzione primaria può essere fornita anche grazie a degli accoglienti percorsi di accompagnamento alla nascita che permettano alle future madri di trovare spazio per esprimere bisogni, condividere emozioni, informazioni e strategie. La rete sociale e il supporto reciproco diventano fondamentali soprattutto nel periodo successivo al parto. La vicinanza, il sostegno e la condivisione sono fattori importantissimi per accompagnare e sostenere la nascita psicologia della madre.
Oltre ad intervenire sui fattori di rischio, diminuendo soprattutto l’isolamento sociale, esiste la necessità di diagnosticare tempestivamente la depressione post partum per poter intervenire in modo adeguato e ridurre le conseguenze a lungo termine per la donna e per il bambino. E’ fondamentale che la madre mantenga i contatti con amici e famigliari imparando a chiedere aiuto, rafforzando il rapporto con il partner, cercando di comunicare ed esprimere le proprie emozioni e le proprie necessità. Amici, partner e famigliari devono prestare attenzione ai comportamenti, imparare a leggere oltre al silenzio offrendo sostegno nella quotidianità, comprensione e ascolto empatico.
Quando pensiamo alla nascita di un bambino la nostra mente si riempie di immagini di mamme serene e riposate che stringono tra le loro braccia bellissimi e tranquilli neonati. La pubblicità di prodotti per l’infanzia veicola questo messaggio di bellezza, serenità e perfezione dove tutto sembra naturale e semplice. La maternità invece è un periodo complesso dove convivono emozioni contrastanti e dove, a volte, sono presenti difficoltà e sofferenza. Esserne consapevoli permette di contrastare i sensi di colpa, di non percepirsi come cattive madri accettando i propri limiti e imparando a chiedere aiuto. La donna, prima di tutto, deve imparare ad ascoltare, comprendere e comunicare il proprio malessere e, per fare questo, deve sapere di poter ricevere aiuto, sostegno e incoraggiamento da chi la circonda”

Ringraziamo il Dottor Antonio Maglione per il suo speciale contributo.